Dopo il congresso tutti a Riva del Garda

Cari amici,
domenica scorsa si è celebrato a Bergamo il Congresso Provinciale di Forza Italia, che ha visto la riconferma a Coordinatore Provinciale di Marco Pagnoncelli. Questo risultato ha avuto il determinante contributo dei delegati che sono stati eletti nei vari congressi comunali che Voi ci avete aiutato a svolgere nei vostri comuni e zone. E' il risultato di un anno di lavoro ( tesseramento 2006-congressi 2007) che ci ha visti protagonisti nell’aggregare un consenso, divenuto maggioritario, attorno a un comune progetto. Più di 150 congressi comunali sono stati celebrati, con l'elezione di circa 900 delegati. Questi i risultati di domenica:
Lista Marco Pagnoncelli 616 voti, lista Carlo Saffioti 245 voti.
Sono inoltre stati eletti tutti gli amici che il nostro gruppo aveva indicato, e precisamente:
-nel Coordinamento Provinciale : Callioni Leonio, Lorenzi Stefano.
-nel Comitato Provinciale: Fiorina Gianluca, Alborghetti Mariangela, Danesi Corrado, Zanga Davide, Zambelli Damiano, Boccolini Cristina.
Permetteteci di ringraziare ciascuno di voi per l’impegno profuso in questi mesi al seguito del comune progetto politico. Non si cambia il proprio pezzo di mondo se qualcuno non prende in prima persona la responsabilità di giocarsi in politica, e voi l’avete fatto con dedizione e a volte con coraggio.
Così avete permesso il dilatarsi della presenza di Forza Italia nella provincia di Bergamo e soprattutto avete dato a questa diffusione il timbro di ascolto e vicinanza alla gente che connota l’impegno dei cattolici.
Ma il bello viene adesso.
Per sostenere le ragioni del nostro impegno, per reincontrarci ed anche per un meritato riposo vi invitiamo perciò alla “duegiorni” di Rete Italia, la sigla che ci siamo dati a livello nazionale per collegare i nostri gruppi, che si svolgerà il 25, 26 e 27 gennaio a Riva del Garda (TN).
Il titolo scelto per l’appuntamento è bellissimo:
“Il popolo: gente che si riconosce amica e collabora per un ideale di migliore umanità. Un popolo può sorgere solo dalla gratuità”.
Sarà un incontro di grande rilevanza a livello nazionale, anche in considerazione della delicatezza dell’attuale momento politico, al quale parteciperanno, oltre al padrone di casa, Roberto Formigoni, Sandro Bondi, Pierferdinando Casini, Roberto Castelli, Gianfranco Fini, Nicola La Torre, Enrico Letta, Giorgio Vittadini, per concludere con Silvio Berlusconi.

Attenzione! L’ingresso agli incontri sarà consentito in via preferenziale agli iscritti a tutta la “duegiorni”, ossia a coloro che verseranno il bonifico per la permanenza negli alberghi. Per informazioni siete pregati di contattare la segreteria.

Domenica in piazza San Pietro

Di fronte alla grave vicenda di intolleranza che disonora l'Italia e il mondo della cultura, raccogliamo l'invito del cardinale Ruini a manifestare domenica prossima in piazza San Pietro la nostra piena solidarietà al Papa, dopo le contestazioni e la mancata visita alla Sapienza. In questa circostanza che colpisce tanto dolorosamente il nostro Paese, bene ha fatto Formigoni a disporre la presenza del Gonfalone della Regione Lombardia all'Angelus delle 12 come segno della vicinanza del popolo lombardo a Papa Benedetto XVI, universalmente riconosciuto come grande uomo di cultura e amico della scienza.

Una sconfitta del Paese

di Ernesto Galli della Loggia

A questo punto la decisione era molto probabilmente inevitabile: Benedetto XVI ha preferito non recitare la parte dell'ospite sgradito. Ha preferito evitare allo Stato italiano la vergogna di dover difendere la sua presenza all'Università di Roma schierando i reparti antisommossa, e ha deciso di rinunciare alla sua visita. E' una grande vittoria dei laici. Il «libero pensiero » ha trionfato e i suoi apostoli possono cantare vittoria: ha trionfato la scienza contro l'ignoranza, la ragione contro la superstizione, Voltaire contro Bellarmino. Hanno trionfato i grandi pedagoghi democratici che nei giorni scorsi, dall'alto della loro sapienza, avevano detto il fatto loro a Joseph Ratzinger definendolo una personalità «intellettualmente inconsistente».
E' una vittoria non da poco. Per la prima volta ciò che finora è stato sempre possibile a tutti i pontefici romani, e cioè di muoversi senza problemi sul territorio italiano, di essere accolti in qualunque sede istituzionale, di prendere la parola perfino nell'aula del Parlamento, per la prima volta tutto ciò non è stato invece possibile a Benedetto XVI. E questo nel cuore della sua diocesi, nel cuore di Roma.
Ma che importa? Assai più importante, dovremmo credere, è che i laici abbiano vinto. Peccato che non riusciamo proprio a crederci. Quella che ha vinto, infatti, è una caricatura della laicità.
E' la laicità scomposta e radicaleggiante, sempre pronta ai toni dell'anticlericalismo, che cinicamente ha usato la protesta dei poveri professori di fisica piegandola alle necessità della lotta politica italiana, delle risse del centro-sinistra intorno ai Dico e all'aborto, della gara per conquistare influenza sul neonato Partito democratico. E' la laicità che vuole ascoltare solo le sue ragioni scambiandole per la Ragione. Che, nonostante tutte le chiacchiere sull'Illuminismo, nei fatti non sa che cosa sia la tolleranza, ignora cosa voglia dire rispettare la verità delle posizioni dell'avversario, rispettarne la reale identità. E' la laicità che dispensa i suoi favori e le sue critiche a seconda di come le torni politicamente utile. Che da tempo, perciò, non si stanca di scagliarsi contro Benedetto XVI solo perché lo ritiene ostile alle sue posizioni sulla scena italiana e allora va inventandosi chissà quale assoluta diversità tra lui e il suo immediato predecessore, fingendo di non sapere che di fatto non c'è stato quasi un gesto, una presa di posizione importante, di Giovanni Paolo II che non sia stata condivisa, o addirittura ispirata, da papa Ratzinger.
Laicità? Sì, una laicità opportunista, nutrita di uno scientismo patetico, arrogante nella sua cieca radicalità. Con la quale un'autentica laicità liberale non ha nulla a che fare. Che anzi deve considerare la prima dei suoi nemici.

Convegno su Infrastrutture

Vi ricordo il prossimo importante appuntamento della Scuola di Sussidiarietà. Si tratta del convegno dal titolo: "Pubblico e privato nello sviluppo delle infrastrutture: Brebemi, Pedemontana, Aeroporto" che si terrà sabato 26 gennaio, alle h 9.30, nella Sala Oggioni del Centro Congressi Giovanni XXIII a Bergamo.


L'incontro sarà da me moderato e interverranno:
Stefano Paleari, Ordinario di Ingegneria Gestionale - Università degli Studi di Bergamo
Ilario Testa, Presidente SACBO
Antonio Di Pietro, Ministro delle Infrastrutture
Raffaele Cattaneo, Assessore alle Infrastrutture e Mobilità Regione Lombardia
Valerio Bettoni, Presidente Provincia di Bergamo


La partecipazione è libera e gratuita. Per questo, considerata l'importanza dei relatori e il grande interesse della tematica trattata, è possibile allargare l'invito anche ad amici non iscritti alla Scuola di Sussidiarietà.

 

Aborto, la Lombardia pronta a cambiare

Intervista su l'"Eco di Bergamo" a Roberto Formigoni.

Cominciamo dall'inizio: qual è il suo giudizio sulla legge 194?
«È molto semplice: all'epoca mi battei per abrogare la legge con il referendum, perché, da cattolico quale sono, la ritengo una legge sbagliata»
Tutta sbagliata?
«Tutta sbagliata no, tant'è che nella proposta fatta a suo tempo con il Movimento per la vita, chiedevamo una serie di opportuni cambiamenti all'impianto originale. Tuttavia, una volta diventata legge dello Stato, e soprattutto una volta diventato presidente di Regione Lombardia, ho sempre garantito che le strutture regionali permettessero l'utilizzo della legge, pur lavorando per utilizzarla al meglio, soprattutto in quella parte dell'articolo 1 dove sta scritto che lo Stato tutela la vita umana dal suo inizio, e proprio su questo tema abbiamo sempre fatto in modo che nelle strutture ospedaliere di Regione Lombardia ci sia sempre stata un'attenzione particolare. E questo grazie alla collaborazione e all'impegno di moltissimi medici, delle strutture ospedaliere e dei volontari dei Cav, i Centri di aiuto alla vita».
E come si è arrivati alla sua proposta di questi giorni?
«La nostra è una sperimentazione che pur svolgendosi pienamente all'interno della legge nazionale mira a dare più possibilità alla vita nascente, mettendo a disposizione della donna – di cui rispettiamo pienamente la libertà di scelta – una équipe di specialisti con cui consultarsi per individuare meglio le possibilità che sono date alla vita, avvalendosi anche dell'aiuto dei volontari dei Cav. Si è arrivati sin qui anche a seguito delle nuove scoperte scientifiche che consentono di far sopravvivere un feto nato anche prima delle 24ª settimana, e di quella costante ricerca della miglior qualità che è una caratteristica della nostra sanità».
Le due sperimentazioni milanesi nascono per iniziativa regionale o delle singole aziende ospedaliere?
«Difficile dirlo, nel senso che il colloquio è così quotidiano che le idee vengono insieme, anche se, ovviamente, è stato importantissimo il contributo di volontà, di idee e di iniziativa dei medici e degli ospedali. La paternità è comune da questo punto di vista, come del resto accade per tutte le proposte più avanzate. Da un parte c'è un atteggiamento molto positivo di medici, infermieri, responsabili di ospedali, anche di diverso orientamento, e dall'altra c'è una Regione sempre attenta a valorizzare tutto ciò che può dare nuove speranze, ed è proprio questo che ci fa eccellere».
Fino a che punto sarà vincolante la proposta regionale?
«Si tratta di direttive che andranno discusse e fatte proprie dai Comitati etici degli ospedali e quindi dai medici e dai primari. Non sono diktat, ma linee di indirizzo, dentro le quali l'azione degli ospedali e dei medici si deve muovere. Anche qui sarà necessario una fase di ulteriore confronto e collaborazione, anche se poi l'ultima valutazione spetta al medico».
Che risposta pensa di ottenere dagli ospedali?
«Le direttive regionali non sono diktat, ma nemmeno documenti che possono essere snobbati: al di là di tutto, mi aspetto una risposta positiva in tempi adeguati».
Quali?
«Vorremmo emanare le direttive entro fine gennaio, dopo di che ci vorrà qualche settimana, o qualche mese, secondo i casi. Mi attendo comunque un ritorno molto sollecito dalle strutture, anche perché sono abituate a reagire bene alle nuove provocazioni».
Nel documento in preparazione sono già indicati i termini esatti allo scadere dei quali scattano i nuovi vincoli?
«Non ancora. Ci riserviamo di valutare più in dettaglio il lavoro fatto nelle due strutture ospedaliere in questi mesi. Proprio per questo ci siamo dati tempo fino alla fine del mese».
Lei sembra ottimista di ricevere l'appoggio trasversale dei diversi schieramenti politici in campo: ne è così convinto?
«Se faccio riferimento alle modalità con cui il lavoro si è svolto nei due ospedali milanesi – dove ha avuto il sostegno unanime di tutti i medici e di tutto il personale, anche di diverso e diversissimo orientamento ideologico - dovrei essere ottimista. Sono comunque convinto che nelle prossime ore emergeranno prese di posizione che testimonieranno questo convincimento. Mi auguro che almeno questa volta il dibattito politico non avvenga sulla base di schieramenti preconcetti, ma sulla riflessione di ciò che è veramente accaduto: è una specificità lombarda, andiamone fieri e orgogliosi perché nel rispetto della legge nazionale si danno più possibilità alla vita. È un contributo straordinario, non un attacco alla 194, se non a quelli che leggono la 194 in una direzione unica, soltanto con gli occhiali dell'aborto a tutti i costi».
Il segretario regionale del Partito democratico, Maurizio Martina, considera il provvedimento che lei intende emanare «probabilmente illegittimo» e «inopportuno», un irrigidimento normativo «che rischia di essere dannoso e controproducente per gli stessi valori in gioco».
«Martina s'inventa i problemi da sè, si è inventato un irrigidimento legislativo cui Regione Lombardia non ha mai pensato, non a caso parliamo di linee di indirizzo e non di delibera. Il resto sono solo banalità, le sue. Mi lasci dire che le dichiarazioni del Pd sono francamente un po' deludenti e preconcette. Mi aspettavo, e mi aspetto ancora, qualcosa di più che non le solite reazioni difensive e imbarazzate: si riconosca che in Lombardia, da parte di un presidente di Regione e di assessori dichiaratamente antiabortisti, cattolici, si sono fatte sperimentazioni molto positive, che, nel rispetto della legge, danno maggiori speranze alla vita».
Sempre a sinistra c'è chi le contesta che la creazione di un pool di esperti sottragga di fatto la libertà di scelta della donna.
«Per carità, altro che dichiarazioni poco esaltanti come quelle del Partito democratico: qui siamo addirittura all'ideologismo più puro. Non credo che la libertà delle donne abbia bisogno di simili difensori: la possibilità di consultarsi in un momento così drammatico è una possibilità in più data alla libertà. Se ciascuno di noi, di fronte a qualunque scelta della vita, si può avvalere di un qualificato parere tecnico e scientifico, esprimerà una decisione più informata, e, se più informata, forse migliore, di certo non peggiore. Dopo di che, se qualcuno vuole utilizzare il proprio paravento ideologico per far cagnara, la faccia: non mi spaventa».
Il ministro per le Pari opportunità, Barbara Pollastrini, le manda a dire che non c'è alcun vuoto legislativo e che la 194 «è una legge saggia e lungimirante».
«L'ennesima posizione difensiva. Qui sono tutti terrorizzati: questi, che dovrebbero essere i progressisti, sono spaventati. Il ministro è spaventato, abbarbicato a tutela di una legge del 1978: sono passati trent'anni da allora, possibile che non si possa discutere di cambiare qualcosina? È cambiato il mondo in questi trent'anni ed è cambiato più volte, anche in questo settore».
È un problema l'alta percentuale di medici obiettori di coscienza?
«Assolutamente no, ci mancherebbe: il diritto all'obiezione di coscienza va salvaguardato al mille per mille».
Un'ultima domanda: che ruolo ha avuto la voce della Chiesa in tutta questa vicenda?
«Sarei tentato di risponderle nessuno, nel senso che il compito della Chiesa è quello di illuminare le coscienze. Tra gli operatori cattolici avrà avuto il suo peso, ma qui sono coinvolti anche molti operatori non cattolici. Per altro l'insegnamento della Chiesa non è solo un insegnamento di fede, ma anche un insegnamento razionale, e per sapere che la vita batte nel seno della donna anche prima che il feto venga alla luce non è necessaria la fede, bastano la ragione e la scienza. Il punto di vista della Chiesa, che in questo caso coincide con il punto di vista della ragione, illumina l'agire degli uomini e delle donne di fede, ma qui hanno partecipato alla riflessione e all'azione anche uomini e donne non cattolici e non cristiani».
Alberto Ceresoli

Ferrovie, via libera al salto di montone

Dopo mesi di docce fredde, finalmente una buona notizia per i pendolari: il salto di montone – l'innesto diretto tra la Bergamo-Treviglio e la nuova linea ferroviaria per Milano – si farà. «La conferma è arrivata dai vertici regionali di Rfi (Reti ferroviarie italiane) nel corso degli incontri periodici che stiamo tenendo per monitorare la situazione delle linee ferroviarie lombarde», spiega Marcello Raimondi. E la conferma arriva da Domenico Colombo, direttore del compartimento movimento Milano di Rfi: «I soldi ci sono ed entro i primi sei mesi del 2008 bandiremo la gara».

Un'opera costosa
«In un primo momento avevamo congelato l'opera per un semplice motivo: non c'erano i soldi. Abbiamo ritenuto più strategico per la rete portare a casa il completamento del quadruplicamento Pioltello-Treviglio e, di conseguenza, abbiamo stralciato il salto di montone», prosegue Colombo. Conti alla mano si tratta «di un intervento da 20 milioni di euro per quasi due anni di lavoro». Ma anche un'opera «che va semplificata nelle sue dimensioni e per l'impatto sul territorio: abbiamo già dato mandato a Italferr (la società d'ingegneria del gruppo Ferrovie dello Stato, ndr) di trovare una soluzione adeguata senza pregiudicarne le caratteristiche funzionali».

La soluzione provvisoria
Ad ogni modo, assicura Colombo «i soldi ci sono ed è questo il dato fondamentale». Certo, fine 2010 non è proprio dietro l'angolo, «ma nel frattempo stiamo lavorando a una soluzione intermedia: una connessione tra la linea vecchia e nuova all'altezza del bivio Adda (sul territorio di Cassano, ndr.) che permetterà il passaggio tra le due a una velocità di 100 chilometri l'ora». E per fine 2008 «anche l'innesto sul bivio Bergamo della linea da e per Treviglio Ovest sarà percorribile a 100 chilometri orari invece degli attuali 60». Fermo restando che dopo il quadruplicamento da Treviglio a Pioltello «non esiste una linea veloce e una lenta: su entrambe si può viaggiare a 180 chilometri orari, con punte di 200 su quella nuova». Ma non oltre, causa accordi intrapresi con le amministrazioni locali sull'impatto ambientale.

La rivoluzione dei binari
L'obiettivo finale è però la rivoluzione del trasporto ferroviario locale, attesa per la seconda metà del 2008: «Servizi frequenti, cadenzati e simmetrici nell'arco di 17 ore». In pratica in tutta la giornata ci sarà la certezza che il collegamento da e per Milano sarà sempre a un determinato minuto, «ma il servizio sarà effettuato anche con lo stesso materiale rotabile, per semplificare il lavoro manutentivo e fideizzare la clientela». Fermo restando che questo capitolo è materia di Trenitalia, società che si occupa della gestione dei treni: a Rfi tocca invece creare le infrastrutture dove farli viaggiare. «E alla Regione trovare i soldi per pagare servizi che comunque hanno un costo e che non possono basarsi solo sugli introiti delle tariffe», osserva Colombo, sfiorando un fronte decisamente complesso e ricco di incognite.

Il futuro nel Passante
Il modello che sarà applicato dalla seconda metà del 2008 ha al centro il Passante (un by-pass ferroviario a raccordare est e ovest) milanese: «Questo ci consentirà di sistematizzare il collegamento tra Milano e Bergamo con cadenze fisse e costanti nell'arco della giornata, e in più di lanciare da Treviglio un treno sul Passante ogni quarto d'ora». Il che vuol dire che tra collegamenti diretti e interscambi a Treviglio ci sarà una possibilità di raggiungere Milano via ferro ogni quarto d'ora: «Stiamo parlando di 200 treni al giorno».

Gli interventi sulla linea
Ma per raggiungere questo traguardo servono diversi interventi su tutta la linea. A cominciare da Treviglio «che non è ancora pronta a ribattere un treno ogni quarto d'ora da e per Milano: dobbiamo completare i lavori». Qui e non solo: «Entro giugno puntiamo a terminare una serie di interventi sulle nuove fermate: ad Arcene abbiamo già erogato il contributo per il parcheggio d'interscambio, a Levate entro i prossimi 90 giorni esperiremo la gara per un'analoga struttura. A Stezzano, invece, la Giunta ha approvato la convenzione: dopo la firma gireremo il finanziamento da 1,4 milioni per l'area d'interscambio».
Sempre a Stezzano resta un problema ancora sospeso: «I lavori della quarta corsia dell'A4 ci hanno costretto a una deviazione provvisoria che rallenta i convogli per circa un chilometro. Quando Autostrade per l'Italia terminerà i lavori per rimettere la travatura metallica nella sua sede potremo finalmente completare la banchina e recuperare tempo».

I dispositivi elettronici
Per febbraio sarà «invece completato l'impianto Acei di Bergamo, il che permetterà di razionalizzare al meglio la gestione del traffico». Per il momento la stazione vede la presenza di un impianto moderno e uno vecchio «in una cabina in mezzo al piazzale, con operazioni abbastanza antiquate e manuali» che hanno dialogato tra loro «con una certa difficoltà». Ultimo capitolo, ma fondamentale «l'impianto di sicurezza e segnalamento a Verdello. Un blocco automatico per distanziare i convogli tra loro e farli viaggiare fino a 5 minuti di distanza». Ipotesi che non si verificherà mai sulla Bergamo-Treviglio: «Ma senza questo impianto non riusciremmo a garantire il passaggio di 200 treni al giorno: sarà pronto per maggio».

Trasporti, con il 2008 tessera unica lombarda

La Regione Lombardia chiude il capitolo della sperimentazione sul prezzo unico per il trasporto pubblico integrato. Da gennaio, infatti, il superabbonamento per utilizzare tutti i mezzi pubblici operativi sul territorio lombardo diventerà un'iniziativa stabile, non più soggetta a ripensamenti: a 999 euro all'anno, prezzo bloccato rispetto a quello della fase sperimentale (agosto 2004-dicembre 2007), sarà infatti possibile acquistare la Carta regionale di Trasporto. Un passe-partout per spostarsi ovunque. Va così in pensione la Tessera regionale di Trasporto, che aveva caratterizzato la sperimentazione.

LE OPZIONI PER I PENDOLARI
Da gennaio sarà quindi possibile accedere a un abbonamento unico annuale da 999 euro, a disposizione di pendolari che utilizzano dai tre ai quattro mezzi diversi per i loro spostamenti quotidiani. C'è però anche l'opzione trimestrale, con la tariffa unica da 250 euro, e resta in vigore l'abbonamento annuale ridotto per tutti i pensionati titolari di reddito a partire dai 12 mila e 501 euro: in questo caso l'annuale costa 699 euro, il trimestrale 199. Questo il quadro dei costi base per circolare su autobus, urbani ed extraurbani, tram, metropolitane, treni suburbani, regionali e interregionali (esclusa la linea Suzzara-Ferrara), funivie di trasporto locale (non quelle sciistiche) e battelli del lago d'Iseo.

MODIFICHE E PREZZI
Per i superabbonamenti rincarano solo le riduzioni per invalidi e pensionati. Da 64 a 80 euro l'annuale e da 19 a 20 il trimestrale, ma con un innalzamento del limite Isee entro il quale è possibile usufruirne: da 12 mila a 12.500 euro per i pensionati e da 16 mila a 16.500 per invalidi e disabili. Sono 75 mila i lombardi che tra il 2004 e il 2007 hanno acquistato il «tesserone» per i trasporti, conveniente per chi utilizza più mezzi. Prendiamo per esempio il caso di un pendolare che deve spostarsi da Ponteranica a Milano acquistando tre abbonamenti trimestrali diversi di Atb, Trenitalia e Atm: il costo trimestrale è di 412 euro, annuale di 1.236, contro i 250 e i 999 della Carta regionale.

INCENTIVO PER TUTTI
Nella primavera e nell'estate scorsa le preoccupazioni di molti dei 75 mila pendolari utenti del «tesserone» non erano mancate. La sperimentazione triennale, in scadenza il 31 luglio, era stata infatti prorogata fino alla fine dell'anno. E in quella fase di incertezza molti avevano auspicato una stabilizzazione del sistema degli abbonamenti unici e integrati. «Quella del superabbonamento è un'iniziativa importante, che risponde anche a una sollecitazione della commissione Trasporti, da me presieduta – conclude Marcello Raimondi –. Condividiamo la necessità dei pendolari di non dover affrontare la burocrazia, oltre ai disagi che già tutti i giorni affrontano sui treni. E direi che in questo senso la Regione sta lavorando “per tre”: porta avanti quel che le compete, cerca di rispondere a certe carenze delle ferrovie e di far comprendere la necessità di formule sempre più integrate di abbonamento anche al Comune di Milano e in particolare all'Atm».

Milano: l'Ecopass va a gravare sui pendolari

Il problema del traffico a Milano non è di carattere ambientale, ma di mobilità, come a Londra. In realtà a Londra si parla di "congestion charge", ovvero di provvedimento contro il congestionamento del traffico, non contro l'inquinamento, accompagnato dalla totale eliminazione di parcheggi in centro. Si sa benissimo, del resto, che provvedimenti di limitazione al traffico su superfici territoriali relativamente ristrette, hanno effetti irrisori contro lo smog. L'Ecopass si basa quindi su un equivoco, non è un pass per l'ecologia, dovrebbe cambiare nome. E non si capisce nemmeno perché questo provvedimento debba essere pagato dai pendolari che vengono da fuori.

Montagna, 4 milioni per gli impianti

Nel bilancio della Regione per il 2008 c'è una nota positiva per gli operatori turistici in montagna: un sostegno finanziario di quattro milioni di euro per il potenziamento degli impianti di risalita.
È l'effetto di un emendamento, accolto durante il dibattito in aula, firmato anche dai consiglieri bergamaschi Marcello Raimondi (Forza Italia) e Giosuè Frosio (Lega Nord). I quattro milioni sono destinati alla realizzazione, alla riqualificazione e all'ammodernamento degli impianti di risalita.
«Sono molto soddisfatto – ha affermato Raimondi – perché finalmente siamo riusciti a rifinanziare una legge regionale che dai mondiali della Valtellina del 2005 non riceveva fondi. Si tratta di un ulteriore segnale di grande attenzione alla montagna da parte della Regione. In particolare, questi 4 milioni di euro costituiscono una boccata di ossigeno per il turismo montano in un momento di difficile sviluppo e permetteranno alle nostre valli di rinnovare l'impiantistica, valorizzando lo sport alpino nel rispetto del territorio».